IMPRISONED LULLABY / NINNA NANNA PRIGIONIERA
Lolita is two years old and lives with her mother Yasmina in prison. Day in and out, Lolita follows the same routine. Every morning the educators accompany her to a nursery outside the prison, and she returns for lunch and waits until 3 o’clock when she can go out in the prison yard for one hour. After free time, she re-enters the prison and remains there until the next morning. At night, she dines with her mother and her little brother, locked within the cell.
Yasmina tries to cope with the situation and raise Lolita in prison as best she can. She wants to see her daughter have a normal and happy life, like all mothers do. But in less than a year she could lose her daughter due to an Italian law that stipulates Lolita must leave the prison upon reaching the age of three. As there are no other care arrangements for her, Lolita will be placed in foster care. Together with her lawyer, Yasmina is desperately searching for an alternative solution. One option is to request a transfer to a women’s minimum security prison, which is still under construction, where they could live together until Lolita turns six. Another is obtaining house arrest after her trial. In the meantime, Yasmina has noticed that her daughter is losing her appetite, sleeps poorly, and has trouble speaking. She begins to seriously doubt whether it might not be better to give Lolita up to foster care if she’s not granted transfer to the minimum security prison once completed or placed under house arrest after her upcoming trial.
Jasmina è una giovane donna di ventiquattro anni che sta scontando la sua pena in carcere, in custodia cautelare. In cella con lei vivono i suoi figli più piccoli: Lolita, di due anni e Diego, di pochi mesi. Con uno sguardo mai giudicante ed estremamente delicato, il film documenta da vicino il quotidiano di questo piccolo nucleo famigliare nei gesti di tutti i giorni: dal bagnetto, al pranzo, alle passeggiate lungo i corridoi del carcere… Tra momenti di speranza, altri di attesa e molti di resistenza alla dura vita tra le sbarre, Rossella Schillaci si interroga sul dramma che ogni madre si troverebbe ad affrontare in una situazione simile: la scelta tra crescere i propri figli, ma in prigione, o rinunciarvi, ma regalare loro la libertà. Rossella Schillaci racconta:
“Quando mio figlio aveva pochi mesi ho partecipato con lui ad un corso di massaggio infantile in un asilo nido vicino alla Casa Circondariale Lorusso Cutugno di Torino. In quella stessa scuola erano “ospitati” i bambini figli di madri detenute che, per poche ore alla settimana, potevano uscire per giocare con altri bambini. Non sapevo, allora, che per legge le madri incarcerate che hanno figli sotto i tre anni di età possano scegliere di tenerli con loro, in cella. E allora mi sono chiesta, da madre: come può essere vissuta la maternità per quelle donne rinchiuse? Come possano far addormentare il loro bambino senza poter camminare, perché la sera chiudono le cella a chiave e non c’è spazio per muoversi? Come può una madre crescere un figlio in un luogo dove la sua libertà e la sua dignità sono sospese? Ma al contempo, come possono dei bambini così piccoli crescere senza la loro madre? Chi può veramente decidere cos’è meglio per loro?”
Ninna Nanna Prigioniera è un ritratto intimo e partecipe su maternità, responsabilità e scelte, e sull’energia vitale dell’infanzia che riesce a dare colore anche al grigio mondo carcerario.